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Individuare il ruolo del melodramma nella storia culturale europea, mediante la ricostruzione esemplare dell'incontro - che è talvolta uno scontro - di librettisti e compositori con il canone dell'alta letteratura, vale a dire con le esperienze capitali del teatro, da Shakespeare a Hugo, e della narrativa, da Cervantes a Walter Scott: ecco l'affascinante scommessa di questo libro. Il nesso di tradizione e innovazione, che costituisce il nucleo generativo di ogni opera d'arte, è indagato con una lettura attenta delle situazioni del teatro musicale in rapporto ai loro illustri modelli letterari, un'operazione che permette di constatare come grazie al fascino irresistibile della musica riprendano vita, in diverse lingue e civiltà, in diversi assetti storici e valoriali, i grandi miti dell'Occidente: l'antitesi tra l'amore e l'appartenenza familiare (I Capuleti e i Montecchi, Lucia di Lammermoor), tra l'amore e la struttura sociale (Le nozze di Figaro, Werther, Manon Lescaut), tra l'amore e l'identità politica (Ifigenia in Aulide, Gli Orazi e i Curiazi, Giovanna d'Arco, Alzira), e anche tematiche più inquietanti, ambigue o addirittura contraddittorie come la maternità (Lucrezia Borgia), la follia (Don Chisciotte), il demoniaco (Les contes d'Hoffmann), la vulnerabilità del potere (Marin Faliero, Boris Godunov).